Le droghe, in sostanza by Il Post

Le droghe, in sostanza by Il Post

autore:Il Post [Post, Il]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788870919264
editore: Iperborea
pubblicato: 2022-01-14T23:00:00+00:00


Usare l’eroina contro l’eroina

Nel 2020 in Svizzera circa 1.600 persone hanno frequentato ambulatori in cui si iniettano regolarmente dosi di Diaphin, un farmaco contenente diacetilmorfina prodotto dall’azienda farmaceutica DiaMo narcotics: per ragioni di sicurezza i nomi dei titolari e il luogo di produzione sono mantenuti segreti. «Diacetilmorfina» è il nome farmaceutico della sostanza più nota come «eroina» e il Diaphin è la sua formulazione autorizzata e acquistata dal sistema sanitario svizzero per il trattamento delle persone dipendenti da eroina (quella «di strada», spacciata illegalmente) per cui le altre terapie farmacologiche non funzionano.

Per un soggetto dipendente da eroina è difficile smettere di assumerla improvvisamente: la sindrome da astinenza causa un malessere profondo, sia fisico che psicologico, con una fase più intensa di cinque o sei giorni e sintomi più leggeri - irrequietezza, ansia, depressione e insonnia - ma persistenti, che proseguono per settimane o mesi e che portano, nella maggior parte dei casi, al ritorno al consumo. Un ritorno che può essere molto pericoloso, perché dopo un periodo d'astinenza, anche breve, la tolleranza all’eroina diminuisce molto: significa che una dose pari a quelle usate in precedenza può portare all’overdose e alla morte. Per queste ragioni, anche se potrebbe sembrare controintuitivo, il modo più efficace e sicuro per curare le dipendenze da eroina è usare farmaci a loro volta appartenenti alla categoria degli oppioidi, secondo un approccio terapeutico definito «di sostituzione».

Gli oppioidi adatti a essere usati in questo senso si legano ai recettori neuronali dell’endorfina con cui reagisce l’eroina, e quindi evitano i sintomi sgradevoli dell’astinenza. Inoltre, chi si inietta eroina dopo averli assunti non percepisce le consuete sensazioni piacevoli dovute alla sostanza. Infatti sempre perché si legano agli stessi recettori neuronali dell’eroina, e dato che lo fanno per un periodo di tempo più lungo, diminuiscono il numero di recettori «liberi» a cui si può legare l’eroina. Per questo nel gergo della farmacologia sono detti «agonisti» dell’eroina: «competono» con questa sostanza per legarsi agli stessi recettori.

Il farmaco più usato in questo tipo di terapie è il metadone, un oppioide sintetico comunemente somministrato in formato di sciroppo. Non provoca nessuna «botta» di piacere, ha effetti euforizzanti molto modesti (o addirittura assenti ai giusti dosaggi) e per questo non impedisce di fare attività come lavorare, studiare e guidare in sicurezza. Infine, dato che viene metabolizzato dal corpo lentamente, i suoi effetti - tra cui il blocco di quelli dell’eroina - durano per 24 ore: si presta dunque a terapie che richiedono una sola somministrazione al giorno, abbastanza gestibili nella quotidianità.

L’obiettivo principale della terapia col metadone (o con la buprenorfina, un altro farmaco oppioide) è portare le persone dipendenti dall’eroina a ridurne l’uso fino a interromperlo, e dunque a evitare tutti i rischi legati al consumo, dalla possibilità di contrarre malattie infettive a quella di andare in overdose. Secondariamente, l’obiettivo è arrivare alla disintossicazione completa, senza più l’uso del metadone, ma la terapia funziona solo se si tiene conto che ogni persona ha bisogno del suo tempo per raggiungere tale traguardo. Poi ci sono casi



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